Russia, vietato manifestare contro la guerra

Secondo quanto riportato da OVD-info,  progetto mediatico indipendente sui diritti umani dedicato alla persecuzione politica in Russia, dall’inizio della guerra contro l’Ucraina le persone arrestate solo per essere scese in strada a protestare dal 24 febbraio fino ad oggi (14 marzo) sarebbero 14.910. Fra questi non solo attivisti e difensori dei diritti umani, ma comuni cittadini, compresi anziani e ragazzini, scesi in piazza pacificamente. Il tutto in un clima di forte censura.

“Molti hanno denunciato la violenza della polizia – dichiarava la Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatović in data 3 marzo- la raccolta forzata di dati personali, l’intimidazione e le rappresaglie, tra cui le minacce di procedimenti penali e di licenziamento dai posti di lavoro o di studio per aver espresso la loro opposizione alla guerra. Decine di media indipendenti e stranieri sono stati sottoposti alla censura in quanto proibiti, bloccati o costretti a cancellare qualsiasi informazione che non provenga da fonti ufficiali. Mentre alcuni media hanno deciso di interrompere i servizi sull’attacco militare della Russia contro l’Ucraina, altri, tra cui il canale televisivo indipendente “Dozhd” e la più antica stazione radio indipendente russa “Eco di  Mosca”, hanno deciso di smettere del tutto con le trasmissioni.”

Per poi concludere lanciando un appello: “… a porre fine al giro di vite in Russia contro i difensori dei diritti umani, i giornalisti, gli attivisti e i cittadini ordinari che si oppongono alla guerra e a rispettare completamente i loro diritti umani, tra cui le libertà di espressione, riunione pacifica e associazione in linea con gli obblighi internazionali ed europei in materia di diritti umani cui la Russia è vincolata”.
Obblighi che purtroppo hanno ormai un peso relativo visto che la Russia ha lasciato formalmente il Consiglio d’Europa in data 10 marzo.

Nei giorni scorsi l’Osservatorio per la protezione dei difensori dei diritti umani, in partnership con l’Organizzazione mondiale contro la tortura (OMCT) e la Federazione internazionale per i diritti umani (FIDH) ha promosso un’azione urgente per chiedere che i diritti di espressione e manifestazione vengano rispettati.

*Immagine di copertina tratta da corriere.it