10 ottobre – Preghiamo insieme contro la pena di morte

Ad oggi in totale sono 142 i paesi che hanno abolito la pena di morte per legge o nella pratica, mentre il 2019 ha fatto registrare il più basso numero di esecuzioni a livello mondiale da 10 anni a questa parte: 657 esecuzioni contro le 690 dell’anno precedente; il numero di condanne è stato invece di 2.307 in 56 paesi (rispetto a 2.531 in 54 paesi nel 2018).
Sono questi i dati diffusi dalla Coalizione mondiale contro la pena di morte (World coalition against the death penalty) a ridosso della XVIII Giornata mondiale contro la pena capitale che si celebra il 10 ottobre e che vede tra gli aderenti anche ACAT Italia (Azione dei Cristiani contro l’abolizione della tortura).

Quest’anno, nella sua lunga battaglia abolizionista, la Coalizione ha deciso di concentrare l’attenzione sul diritto ad un’adeguata rappresentanza legale per chi rischia la condanna a morte. Diritto che, nonostante sia garantito dalla maggior parte delle Costituzioni nazionali e dai principali trattati internazionali, non sempre viene applicato nella realtà.
“Senza l’accesso a un’efficace rappresentanza legale durante tutte le fasi del procedimento penale… il diritto ad essere sottoposti ad un processo equo non può essere garantito. Nel caso in cui sia prevista la condanna alla pena capitale, questo può rappresentare realmente una questione di vita o di morte.” Si legge sul sito della World coalition.

Questione efficacemente sintetizzata da una delle tante testimonianze raccolte e divulgate dalla World coalition, quella di John Nthara e Jamu Banda condannati a morte in Malawi: “ Siamo stati condannati per un crimine che non abbiamo commesso e abbiamo scontato 21 anni di prigione. Abbiamo provato a fare appello, ma senza un avvocato che ci rappresentasse, il nostro appello non è mai stato accolto. Quando finalmente abbiamo ottenuto un avvocato tramite il progetto Resentencing in Malawi, siamo stati in grado di presentare, per la prima volta, le prove reali a nostro favore. Lui ha rappresentato per noi la differenza e ora siamo finalmente a casa con le nostre famiglie.”

“John e Jamu sono stati fortunati, ma per molti altri non è così purtroppo… Ed è per tutti i meno fortunati che l’impegno per l’abolizione della pena di morte deve proseguire in maniera ancora più decisa.” Ha commentato Massimo Corti, presidente di ACAT Italia.

In occasione della Giornata mondiale contro la pena di morte ACAT Italia invita tutti gli associati e le persone sensibili ad unirsi in un momento di preghiera perché tutti gli incriminati possano avere, almeno, una seria assistenza legale.