APRILE 2015: LUSSEMBURGO/UE – CONGO BRAZZAVILLE

Luxembourg / Unione Europea: Con la tortura non si scherza!

Petizione indirizzata al Governo del Lussemburgo alla vigilia della sua presidenza del Consiglio della Unione Europea, che inizierà il 1° luglio 2015 per chiedere che la UE rispetti gli impegni presi in quanto a rispetto e tutela dei diritti umani fondamental.
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30 anni dopo l’adozione storica della Convenzione contro la tortura, e nonostante la condanna pressoché universale della pratica, la tortura rimane una piaga globale. Uno su due paesi sistematicamente la usano: contro avversari politici, poveri, prigionieri di diritto comune, migranti e rifugiati … In Uzbekistan, Yemen, Filippine, Messico, Congo … è urgente agire per  invertire tale tendenza e per ridurre definitivamente la tortura in tutto il mondo!
Scosse elettriche, percosse, ustioni, privazione del sonno, “waterboarding”, lunghe ore in posizioni dolorose … La tortura è praticata apertamente come mezzo di terrore, o semplicemente per ottenere informazioni (definita ipocritamente “interrogatorio”)
La tortura è inaccettabile, barbara; è anche illegale, vietata dal diritto internazionale.
La Dichiarazione Universale dei D.U. afferma: “Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamenti crudeli, inumani o degradanti” (articolo 5).
La Convenzione contro la tortura, adottata il 10 dicembre 1984,e il Protocollo Facoltativo hanno reso tale divieto assoluto e dettagliato gli obblighi che ne derivano, anche se ad oggi solo 77 dei 194 paesi hanno aderito al protocollo.

PERCHE ‘UNA PETIZIONE RIVOLTA ALL’UNIONE EUROPEA?
Torture e trattamenti inumani sono praticati nei paesi d’Europa, come dimostrano le relazioni del Comitato per la prevenzione della tortura (CPT), che visita i luoghi di detenzione, e le molte sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo, come l’ultima che ha condannato l’Italia per i fatti di Genova.
Si può comunque pensare che il rischio sia molto minore nel nostro continente ?
E allora perché tanti paesi europei hanno accettato di collaborare in operazioni segrete di tortura della CIA dal 2001, in nome della lotta al terrorismo?

È dimostrato che alcuni paesi europei sono stati complici delle violenze della CIA, in particolare Lituania, Polonia e Romania hanno ospitato luoghi di detenzione segreta della CIA. Ex detenuti hanno dichiarato di essere stati picchiati, privati del sonno per lunghi periodi e sottoposti ad annegamento simulato. Altri paesi europei, tra cui la Germania e il Regno Unito, avrebbero facilitato queste operazioni, tramite i voli di “consegna” (rendition flights). Coloro che cercano la giustizia continuano a non ricevere risposta su queste pratiche, in nome del segreto di Stato. E gli attacchi terroristici del primo 2015, non spingeranno di nuovo i paesi europei verso altre violazioni dei Diritti Umani, pensando di dare la massima priorità alle politiche di sicurezza?

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CONGO: torture, violenze e sovraffollamento in carcere
ACAT-Svizzera ha chiesto di partecipare ad una campagna contro la pratica della tortura e della detenzioni arbitrarie e sulle intollerabili condizioni di vita nelle prigioni della Repubblica del Congo Brazzaville, sulla base dei rapporti redatti da diverse organizzazioni dei diritti umani sui continui abusi  e violenze commessi in quel paese durante gli arresti e interrogatori di sospetti o di dissidenti.

Le torture hanno spesso causato la loro morte senza che i responsabili siano stati perseguiti penalmente. Molto spesso gli arresti sono illegali, e non viene quasi mai rispettato il termine legale di detenzione preventiva e solo una minoranza riesce ad avere un avvocato.
Le condizioni  di detenzione sono deplorevoli, secondo uno studio condotto nel 2014 le prigioni di Brazzaville e di Pointe Noire presentano un tasso di affollamento eccessivo. A fronte della possibilità di ospitare  150 detenuti nella prigione di Brazzaville ve ne sono 725 con un surplus pari al 483 % e in quella di Pointe Noire, a fronte di 75 detenuti, ve ne sono 240 con un surplus del 320%. Gli edifici sono fatiscenti e le condizioni igieniche precarie e molto limitata la disponibilità dell’acqua. I detenuti vivono in celle sovraffollate senza aereazione e illuminazione adeguata, con poco cibo, scarse razioni di riso e pesce, e con quasi inesistenti possibilità di ricorrere a cure mediche. In queste condizioni le malattie si diffondono con facilità.

Questa campagna 2015 nasce dalla collaborazione fra l’ACAT-Congo e la FIACAT, che intendono presentare un rapporto alternativo in vista dell’esame del rapporto presentato dalla Repubblica del Congo in occasione della 54ème sessione del Comitato  contro la tortura delle Nazioni Unite dal 20 aprile al 15 maggio 2015. L’ACAT-Svizzera ha voluto appoggiare questa iniziativa con una campagna per chiedere alle autorità congolesi di rispettare i diritti umani e i diritti fondamentali delle persone private della libertà, e di garantire il rispetto delle regole per il trattamento dei prigionieri.
Questa campagna è estesa a tutta la rete internazionale  delle ACAT.