La Tragedia dei Balcani: tra minaccia pandemica e paura dello straniero barcolla anche l’UE*

I brutali respingimenti dei migranti costretti a lasciare il proprio paese sono ormai sistematici. Questi respingimenti a cascata sono privi di ogni fondamento giuridico ma rappresentano una forma di chiusura da parte della UE e rendono impossibile le procedure necessarie ad ottenere asilo in Europa.

La ricerca da parte dei migranti di nuove rotte attraverso i Balcani ha causato una crescita della violenza. Non solo in Ungheria, in Bulgaria e in Grecia, ma anche, e sempre di più, in Croazia, in Romania e in Serbia. In queste zone di transito intere famiglie, trattate alla stregua di terroristi, sono lasciate nella completa indigenza: un unico medico si incarica della cura dei più deboli donne e bambini spesso affetti da gravi patologie.

La Croazia contava di integrare lo spazio Schengen nel marzo 2020 e quindi sorveglia gelosamente le sue frontiere esterne. La sua polizia super equipaggiata è finanziata dalla UE. Dall’era Salvini, con l’aumento della presenza di polizia a Trieste, i migranti sono scacciati verso la Slovenia che a sua volta li espelle verso la Croazia e qui gestiti dall’OIM. I circa 5.000 centri finanziati dalla l’UE non sono sufficienti per accogliere le migliaia (forse 12.000 migranti) in fuga su sentieri minati. Intercettati sono violentemente respinti verso la Bosnia-Herzégovina. A tutto ciò si aggiunge la crudeltà delle forze di polizia che trasforma la Bosnia in un vicolo cieco per i profughi.

Nel cantone d’Una-Sana, limitrofo alla Croazia, i migranti si rifugiano in officine o stazioni abbandonate o nei boschi. A Bihać, segnata ancora dalle ferite della guerra civile, una fabbrica di frigoriferi, circondata da containers, accoglie 2.000 migranti, fra i quali 400 minori non-accompagnati. Altrove, è sulla nuda terra e su cartoni che si dorme e si cucina, o in tende o in edifici abbandonati e in discariche. I migranti, vestiti di stracci, hanno freddo, non hanno sapone e nulla per sostenersi e curarsi, nessuna medicina, sono privi dei bagagli che gli sono stati rubati. Raramente l’aiuto umanitario giunge agli accampamenti isolati dove spesso non vi è acqua, elettricità o un ambulatorio. Se il campo dell’orrore di Vutciak è stato chiuso (800 rifugiati in condizioni inumane), i nuovi campi di Lipa e di Mira non sono certo migliori.

Dall’inizio della crisi ” Covid-19″, gli arrivi dei migranti si sono drasticamente ridotti. Essendo vietati i raduni, gli aiuti umanitari arrivano a stento a Bihać, e il sindaco considera i migranti responsabili dell’attuale confusione. I volontari sono più rari e in parallelo aumenta la corruzione delle guardie come a Velika Kladusa. La collera dei migranti e degli abitanti, da una parte all’altra delle frontiere chiuse (croate e ungheresi), esplode. La xenofobia si inasprisce, gli stranieri divengono i capri espiatori per la popolazione locale che impedisce loro l’accesso ai supermercati.

Il grande gioco
Quando un migrante esausto crolla, le pattuglie vanno per la loro strada. La sfida sarà passare la frontiera, senza incontrare la polizia croata col passamontagna nero. Questa brucia e distrugge ogni effetto personale (telefonini, cibo), prima di puntare le armi su tutti coloro che cercano «di cambiare il proprio destino». I migranti lasciati senza vestiti e scarpe, sono abbandonati in aperta campagna, in zone pericolose, sulle rive dei fiumi o in colline scoscese e campi minati. Una sola via d’uscita: inoltrarsi nudi in un corso d’acqua ghiacciato, che si sappia nuotare o meno. Arrivati sull’altra riva, dormono raggomitolati su materassi luridi o sui pavimenti dei bagni delle moschee.
Ovunque si incontrano migranti dai volti tumefatti o con gli arti spezzati (anche bambini), tracce lasciate dalla crudeltà della polizia come testimoniato da volontari, operatori umanitari o qualche giornalista.

La Croazia viola apertamente il diritto europeo e internazionale nei confronti dei rifugiati. I respingimenti croati in Bosnia e in Serbia lo testimoniano, tuttavia la Croazia non ha subito sanzioni dall’UE. E il Covid-19 inasprisce ancora di più l’ostilità verso gli stranieri. Inoltre, la recessione e i conflitti sociali che probabilmente seguiranno la pandemia potrebbero innescare una recrudescenza dei flussi migratori.

Come custodi di una lunga tradizione di multiculturalismo e solidarietà, i bosniaci sono pronti a offrire ai profughi un pasto, un tetto, tende, anche un alloggio in albergo. Tuttavia, questo senso di ospitalità al momento è venuto meno, la priorità assoluta è la sicurezza della popolazione. Un progetto europeo per commemorare l’olocausto ha dimostrato che il negazionismo storico in Croazia rimane particolarmente vivo. Gli attacchi mirano ai gruppi più deboli della società civile, in particolare i Rom. In Croazia vige un pesante clima d’intolleranza e d’ostilità.

(La Cimade, Le Monde, Amnesty)

Informazioni Aggiuntive

La Bosnia-Erzegovina -tre entità territoriali autonome, anche se non indipendenti – non ha finora previsto l’accoglienza per i profughi. Una molteplicità di attori, tra cui istituzioni internazionali, – mandato ONU sul distretto di Brčko -sono coinvolti nella governance. L’Unione europea ha destinato i 7,2 milioni di euro di aiuti di pre-adesione all’UE (IPA) quasi totalmente alle organizzazioni internazionali sul campo (OIM, UNHCR e UNICEF) anziché al governo. Questa esclusione delle istituzioni ha indebolito lo Stato in quanto garante del rispetto degli obblighi internazionali. Inoltre, la struttura complessa del paese, stabilita nel 1995, impedisce alla Federazione croato-mussulmana e alla Repubblica Srpska (RS) bosno-serba, che rappresentano le due parti del paese, di accordarsi su un comune approccio.

  • La via dei Balcani, è di fatto un percorso pericoloso tra le montagne, in territori ancora minati.
  • Secondo il ministero dell’interno croato nei primi otto mesi del 2019, sono stati registrati circa 12.000 nuovi migranti e richiedenti asilo. Provengono dall’Afghanistan, dal Pakistan e dalla Turchia. Si rileva un aumento di più di 8.600 migranti in confronto al 2018. Solamente 71 domande d’asilo su 974 sono state approvate. ( Rapporto internazione Human Rights Watch 2019)

L’UE e la Turchia si rimpallano la questione

Dopo la morte di 33 soldati turchi nel nord della Siria, la Turchia ha accusato l’Unione Europea di non aver rispettato le sue promesse e ha fatto marcia indietro sul suo impegno di fermare il flusso migratorio verso l’Europa. I rifugiati dei campi improvvisati alla frontiera, sono stati incoraggiati dalla Turchia a raggiungere l’Unione Europea. L’UE accusa invece la Turchia, che spinge i rifugiati verso la Grecia, di tradire l’accordo del 2016, accordo che mirava a ridurre il flusso dei Siriani.

Da parte sua la Grecia sta rinforzando le sue frontiere.

Il 7 marzo 2020, la polizia greca ha usato un cannone ad acqua per bloccare il passaggio della frontiera greco turca nella provincia di Edirne a migliaia di migranti che hanno risposto con lanci di pietre.

  • Le violenze inflitte ai migranti vengono spesso imputate ai paesi che, come la Libia, sono sostenuti dalla UE. Ma la politica non ufficiale che si attua lungo le frontiere dell’Unione trasforma gli stati membri in complici delle violazioni. Per esempio, secondo la polizia di frontiera rumena, i migranti scoperti nel suo territorio vengono sottoposti a una indagine rispettosa delle regole d’asilo e delle legislazioni nazionali e internazionali. Invece l’ammasso di uomini su materassi in ambienti sporchi e gli abusi alla frontiera serba contraddicono queste affermazioni. Con l’inizio della pandemia, i militari serbi e bosniaci hanno chiuso i campi in nome della sicurezza.
  • La polizia delle frontiere dell’UE adotta tecnologie sempre più sofisticate per impedire il passaggio: elicotteri di sorveglianza, video, droni, occhiali per la visione notturna per individuare e segnalare alla polizia i migranti. «Come in un film dell’orrore», i migranti sono circondati dai droni mentre attraversano le foreste fino a quando non hanno abbandonato il territorio. Partecipa a questa azione militare anche un progetto dell’Accademia ungherese di scienze che consiste nel fabbricare veicoli automatizzati (aeri, terrestri o sottomarini) per creare degli “sciami” e scacciare i migranti.
  • Il budget di Frontex, «guardiano dell’Europa», quest’anno ha ricevuto 420 milioni di euro ovvero il 34 % in più del 2019. Frontex può così acquistare materiale per la sorveglianza e dotarsi d’una forza di frontiera autonoma di 1.500 ufficiali e di 10.000 uomini nel 2027. L‘agenzia ha certo posto in essere dei meccanismi per sorvegliare il rispetto dei diritti fondamentali. Tuttavia nel suo rapporto 2018, l’organo di controllo indipendente- il Forum consultivo di Frontex- contesta l’applicazione reale di questi meccanismi.

    Recentemente le pattuglie di frontiera hanno aggredito un gruppo di migranti che tentavano di passare dalla Serbia in Ungheria (questo paese nega con forza la pratica dei respingimenti). Agenti di Frontex sono intervenuti e hanno informato i migranti della possibilità di chiedere asilo. Abbiamo dunque la prova che la presenza di Frontex diminuisce sicuramente la violenza. Tuttavia per quanto attiene la violenza alla frontiera greca, Frontex si può anche trasformare in «partner silenzioso della violazione del diritto europeo di respingimento illegale dei migranti ».

    Infine segnaliamo la proposta della Commissione Europea -di sostenere i Balcani occidentali nella lotta contro il Covid 19 e la ripresa economica dopo la pandemia-, presentata ai dirigenti dell’UE e della regione all’inizio del mese di maggio scorso. Tale sostegno dovrebbe rendere possibile l’assistenza sanitaria ai richiedenti asilo in questa regione e l’attuazione delle riforme fondamentali necessarie nei settori della democrazia e dello Stato di diritto, in quei paesi dei Balcani che aspirano a diventare membri dell’Unione Europea.

    Scheda composta sulla base d‘informazioni della Cimade, Human Rights Watch, Amnesty International e Le Monde, e del reportage di Paul Hildebrandt sur Deutschlandfunkkultur

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*Azione congiunta di tutte le ACAT Europee