Una laurea per fermare la tortura

Il 26 giugno 2009 abbiamo tenuto un incontro, una Tavola Rotonda, per presentare ufficialmente il nostro progetto per un premio di laurea. Il tema del dibattito era -quindi- legato al nostro progetto educativo

Una laurea per fermare la tortura
Il valore della formazione giovanile

M.Zamyndoost – P.Bracci – T.Di Ruzza – ME.Tittoni – P.Ricca – A.Bolouvi – Interprete – S.Bukhari
de Pontual

Nella Sala della Pace, presso la Provincia di Roma, abbiamo avuto begli interventi e toccanti testimonianze
Dedichiamo parte di questo numero alla tavola rotonda, così che tutti possiate recepire quanto è stato detto. Ricordiamo che sul nostro sito-INTERNET sono reperibili filmati con TUTTI gli interventi, compresa la bella introduzione fatta dalla nostra Maria Elisa Tittoni.
Non vogliamo appesantire questo numero del Corriere inserendo il resoconto di tutti gli interventi e di tutte le testimonianze. Per rendere più efficace l’esposizione dei contenuti (molto ricchi invero) rimandiamo la cronaca e le considerazioni su una parte dell’incontro al prossimo numero del Corriere – senza voler fare una graduatoria.

Masomeh Zamyndoost -Nata a Teheran (Iran) il 10-11-1954 ha conseguito la Laurea in Lettere nel 1982 e la Laurea in Psicologia nel 1991, presso l’Università degli Studi di Shiraz.Dal 1982 al 1990 è stata giornalista/speaker e scrittrice alla realizzazione del notiziario di “Radio Ghilan”; dal 1995 al 2000 ha avuto l’incarico di Responsabile dell’Ufficio Governativo per la condizione femminile. Ha pubblicato vari volumi in lingua persiana tra i quali “Ruolo della donna nella prevenzione del disagio sociale”. Torturata nel suo paese, è rifugiata politica in Italia ora collabora con Medici contro la Tortura ed altre associazioni di volontariato. Masomeh continua la sua opera di scrittrice e poetessa.
Sul Corrire riportiamo il suo diescorso e -soprattutto- la sua bellissima poesia: “Cercando una terra di pace e d’amore”, poesia che comunica il dramma di un rifugiato molto meglio di tanti discorsi.

Paolo Ricca è chiaro: un cristiano non può non essere di ACAT
La tavola rotonda di ACAT del 26-6-2009 è stata aperta da un grande amico di ACAT, da un professore che ha visto nascere le ACAT in Europa, da un teologo cristiano sensibile e responsabile
I cristiani hanno alcuni “cadaveri nell’armadio” della storia, nei confronti della tortura, ed è per questo che oggi debbono impegnarsi per sconfiggerla, ed anche per aiutare le generazioni future.
Tra i vari concetti di Paolo Ricca segnaliamo: “Ma se una laurea non basta a fermare la tortura, essa basta a far agitare la questione, per tenerla viva, per impedire che venga dimenticata o ignorata, come se non ci fosse”. E successivamente: “Noi Cristiani nei confronti della tortura non siamo vergini, non siamo innocenti, abbiamo bisogno di uno sguardo critico sulla nostra storia Per concludere: “Francamente mi stupisce che sia così difficile trovare adepti e seguaci della ACAT anche tra i cristiani. Vuol dire che loro stessi non sanno bene che cosa sia il Cristianesimo. Ma noi andiamo avanti. Non c’è bisogno di vincere per combattere, e non c’è bisogno di trovare con- sensi per perseverare.”


Siamo spesso portati a credere la tortura una cosa ben definita, relegata altrove ed in oscuri luoghi di detenzione. La violenza quotidiana sulle donne: la tortura della porta accanto!
Una considerazione sulla quotidianità e sulla forza distruttrice della violenza sulle donne, ecco il pensiero inviato da Marialuisa, una dei molti giovani amici laureati o laureandi che ci seguono. Marialuisa ci dice che “la violenza è una tortura “perpetua” difficilmente cancellabile dalla mente umana”.