Viaggi di speranza, viaggi disperati. Indagine sui flussi migratori dall’Africa Occidentale (Nigeria, Senegal, Mali)

Pubblichiamo di seguito un abstract dalla tesi di Anna Maraschio ritenuta meritevole di menzione da parte della Commissione giudicatrice del Premio di Laurea Acat Italia 2019. Relatore Prof. Andrea Francioni.
di Anna Maraschio
La tesi si propone lo scopo di analizzare i tre diversi momenti del viaggio che il migrante intraprende dagli stati africani sino a raggiungere le coste italiane: la partenza dal paese di origine, il viaggio e l’arrivo nei centri di accoglienza.
Il lavoro di ricerca è arricchito da ventitré testimonianze dirette di richiedenti asilo, ospiti nei centri di Iª e IIª accoglienza tra le Marche e la Toscana. Gli intervistati sono giovani maschi di età compresa tra i 20 e i 34 anni arrivati in Italia soprattutto nel 2016, l’anno in cui è stato raggiunto il record con oltre 181.000 sbarchi. Le interviste ripercorrono l’intero viaggio: l’organizzazione, il motivo della partenza, la scelta del percorso fatto, specificando come funziona l’intero business dei trafficanti di esseri umani, la permanenza in Libia e nei centri di accoglienza in Italia.
L’elaborato prende avvio dallo studio della storia economica, politica e sociale della Nigeria, del Senegal e del Mali, i tre stati del continente africano da cui proviene il maggior numero di migranti. L’analisi storica (fatta partire dall’indipendenza dalle potenze coloniali ai giorni nostri) è fondamentale per contestualizzare e far comprendere le motivazioni che spingono uomini e donne di ogni età a lasciare il proprio paese.
In Nigeria i fattori principali che spingono la popolazione a migrare sono legati ai conflitti armati: gli scontri tra musulmani e cristiani e tra i 250 gruppi etnici presenti sul territorio. Il nord del paese è controllato dal gruppo armato di Boko Haram e la causa principale dei conflitti è legata soprattutto al petrolio. Sebbene la Nigeria sia la più grande e importante economia africana, i 2/3 della popolazione vivono sotto la soglia di povertà, con oltre 190 milioni di abitanti, di cui più della metà minori, è il paese più popoloso del continente. A rendere ancora più drammatica la situazione: frequenti calamità naturali come siccità e inondazioni causate sempre più dalla deforestazione, di cui detiene uno dei tassi più alti al mondo.
Il Senegal dal 1982 è interessato, nella regione meridionale della Casamance, dallo scontro tra il Movimento delle Forze Democratiche di Casamance e le forze governative, ma attualmente c’è una tregua. Lo stato comunque è in forte crescita, sebbene il governo debba ancora affrontare diversi temi caldi come: l’istruzione, l’alto tasso di disoccupazione giovanile, la sicurezza alimentare e la sanità. In Mali a destare molta preoccupazione sono i diversi gruppi armati in conflitto sia tra loro che con l’esercito maliano nel Nord del paese, proclamato indipendente dal governo centrale nel 2012 dal Movimento di Liberazione dell’Azawad, affiliato ad Al Qaeda.
La seconda parte del lavoro di ricerca si focalizza sui dati statistici dei flussi migratori verso l’Europa, dal 2011 con l’Emergenza del Nord Africa (ENA) al 2018. L’indagine parte da un’analisi generale riguardante il numero totale degli arrivi in Europa e le richieste di asilo presentate, confrontando i primi cinque paesi europei in classica con quelli a livello mondiale. Infine, lo studio si concentra sul nostro paese riportando i dati relativi sia agli sbarchi che ai morti e dispersi nel Mediterraneo dal 2014 al 2018. Anche in questo caso sono state riportate le richieste di asilo presentate e gli esiti ottenuti da quest’ultime. La protezione umanitaria è stata quella maggiormente concessa in Italia.
Successivamente l’attenzione si focalizza sui tre paesi esaminati riportando sia il numero degli arrivi per ciascun paese sia i principali motivi che hanno spinto i richiedenti asilo a lasciare il loro paese d’origine. L’ultimo capitolo, oltre a contenere alcuni frammenti delle interviste svolte (disponibili integralmente nell’appendice), analizza da un punto di vista giuridico le diverse tipologie di centri di accoglienza presenti sul territorio nazionale e riporta le modifiche apportate dal Decreto Sicurezza e immigrazione (D.L. 113/2018), entrato in vigore il 4 dicembre 2018.
In conclusione, ciò che emerge dalla tesi è come il “viaggio di speranza” diventi un “viaggio disperato” di solitudine, sofferenza e paura. Sentimenti che continuano ad accompagnare i richiedenti asilo durante la loro permanenza in Italia, sia per la frustrante attesa di un esito positivo alla loro domanda di asilo, sia per la situazione di vita quotidiana vissuta all’interno dei centri di accoglienza. Difatti, la disorganizzazione, la mancanza di norme e di controlli adeguati da parte delle autorità competenti hanno fatto sì che il sistema di accoglienza risultasse inefficiente e fallimentare in maniera trasversale sul lato economico, politico e sociale.